“I limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo”
Ludwig Wittgenstein
Eccoci al termine della sesta edizione dell’evento dell’anno rivolto a tutti gli allievi della Scuola Sistemico-Dialogica di Bergamo. Si tratta dell’abituale workshop che si sviluppa nell’arco di tre giornate e che vede il susseguirsi di numerosi professionisti, non appartenenti al mondo della psicologia, a cui si chiede di approfondire uno specifico tema dalla propria prospettiva. Entrando più nel dettaglio, il workshop 2021 ha scelto di fare un affondo sull’importanza delle parole, spesso date per scontate ed utilizzate senza pensarvi troppo. I diversi relatori, con le loro testimonianze ed attraverso un dialogo costante con i presenti, hanno ben evidenziato come le parole riescano a colpire, avvolgere ed escludere.
Esistono diversi modi di esprimere se stessi e di comunicare con l’altro, ricorrendo a canali e codici differenti che hanno specifiche regole di utilizzo e che evolvono nel tempo e con il contesto socio-culturale. Nonostante tali differenze si può osservare come in tutti i processi comunicativi venga trasmesso un pensiero, un’idea e, nello stesso tempo, inevitabilmente un’emozione.
Ciò ben si nota, non solo nel mondo psico, ma anche all’interno di diversi ambiti professionali, tra cui quelli dell’arte, della pubblicità, della vendita, della comunicazione e della musica bene rappresentati durante il workshop.
La scelta delle parole nella vita quotidiana è importante ma lo è ancor di più nel processo dialogico che avviane nella stanza di terapia, poichè tale scelta guida il processo relazionale, creando un ponte tra storie e narrazioni differenti. La creatività del processo terapeutico sta proprio nella co-costruzione di nuovi significati che permettono di rileggere il contesto da una prospettiva nuova, né giusta nè sbagliata, ma semplicemente differente. Gregory Bateson affermava che “il pensiero creativo deve avere sempre una componente di casualità” e per l’approccio Sistemico-Dialogico la causalità sta nell’incontro con le persone, con loro personalità e le loro caratteristiche.
In questi tre giorni di workshop e di stop da una routine quotidiana frenetica e in continuo movimento abbiamo avuto l’opportunità di incontrare professionalità altre, stimoli nuovi, facendo un vero e proprio esercizio di bellezza. Come avviene nella stanza di terapia, stare fermi, in ascolto, nel rispetto dei tempi altrui ci permette di osservare, con curiosità, qualche cosa di nuovo e di bello spesso, dato per scontato o abbandonato. Un po’ come uno specchio che riflette l’immagine, il nostro modello mette l’accento sull’importanza di prendersi del tempo e di ascoltare le proprie ed altrui emozioni. Non ci resta quindi che ringraziare i relatori che in queste giornate ci hanno offerto spunti per importanti riflessioni: Sandro Scarrocchia (Docente di storia dell’arte-Brera), Paolo Baraldi (Artista-HG80), Claudia Torresani (Copywriter), Marco Parisio (agente di commercio), Gaspare Caliri (Semiologo), Riccardo Bertrando (youtuber), Pietro Baracchetti (giornalista), Kick (gruppo musicale), Davide Hofmann (artista musicale) e Michele dal Lago (sociologo).
Alice Gaudenzi e Ilaria Mariani