Parlando di genere, le questioni relative all’orientamento sessuale oggi hanno una rilevanza sicura. Vogliamo allora proporre Il metalogo che Claudia Lini ha creato insieme a Katia Acquafredda qualche tempo fa, perché ci propone riflessioni e spunti che continuano a essere attuali (un metalogo è, secondo Gregory Bateson, un dialogo in cui la forma corrisponde in qualche modo all’argomento).
«È facile essere oggettivi sul sesso, ma non sull’amore »
Gregory Bateson, 1969
K Così oggi parliamo di lesbiche!
C Hai visto? Io veramente è un po’ che mi occupo di questo tema, ti ricordo che abbiamo pure formato un’equipe terapeutica chiamata “Autopoietica” dedicata proprio alle donne con problematiche inerenti un orientamento non etero, presso la più antica associazione lesbica milanese, il CDM.
K Complimenti! Chissà come saranno stati contenti i tuoi professori! Per non dire di quello che avranno pensato i colleghi …
C Dici che questa cosa avrà dato da pensare? In effetti qualcuno mi ha detto con aria grave: se ti occupi di lesbiche, avrai qualcosa di irrisolto …
K Effettivamente, analizzabile o no, un “irrisolto” non dovrebbe proprio entrare nella stanza di terapia, se non dal lato giusto dello specchio!
C Che come si sa è unidirezionale: la cibernetica di secondo ordine non ve la fanno più studiare?
K Sono solo al terzo anno, e poi faccio il medico! Comunque adesso sei qua con me davanti a tutte queste persone, con un bel rischio per la tua rispettabilità, la tua credibilità professionale. Io faccio la lesbica, qual è la tua scusa?
C Io sono curiosa, e mi piace guardare le cose da vicino. E poi non ho mica tanta paura sai? Secondo me, tu certe volte esageri con questa storia delle lesbiche!
K OK. Ripartiamo dal titolo? Che cos’è una lesbica?
C Una lesbica è una donna che ama le donne!
K Interessante – sembra facile …
C Come un “principio dormitivo”!
K Quindi una donna che ama le donne la chiamiamo lesbica …
C E la chiamiamo lesbica!
K Che parola adopereresti invece per una donna che venisse a dirti di aver sentito per tutta la vita questo desiderio, e di non aver mai avuto una relazione con una donna?
C Mah, senti, credo che la chiamerei ancora lesbica …
K Anche se si è sposata? Se ha avuto dei figli?
C Certe volte penso che gli studi di biochimica finiscano per distruggere il cervello a voi medici! Ma non li leggi i giornali femminili? E’ pieno di storie così, e spesso sono proprio queste donne a dirsi, ad un certo punto della loro vita, lesbiche. Ti dirò che recentemente mi è capitato, al CDM, che una donna in consultazione venisse a chiederlo proprio a me, se era lesbica.
K Voleva la patente?
C Diciamo che era un po’ preoccupata e confusa, e si chiedeva: sarò lesbica?
K Un bel dilemma! E cosa mi dici di quelle donne che, nel corso della loro vita, si innamorano sempre di donne, e in terapia vengono a dirti che non sono lesbiche? Che si sono innamorate di qualcuna perché lei è davvero speciale come persona, ma che se l’avessero incontrata in un corpo di uomo sarebbero etero? Le chiameresti lo stesso lesbiche, anche se non vogliono definirsi così?
C No, no, dipende … più che altro mi verrebbe da chiedermi, come sistemica, cosa c’è di tanto brutto in questa parola da rendere così difficile adottarla per una che viva questa esperienza.
K Allargheresti il campo al contesto, familiare e sociale, per cercare di capire come mai “lesbica “ è ancora oggi una parola difficile?
C Cacofonica, verrebbe quasi da dire! E poi mi sono accorta, con le consultazioni al CDM, che ci vuole tempo per imparare a usarla. Non viviamo in un eterno presente, e questa parola non è fuori dal tempo, individuale e collettivo. E’ successo anche a me: sai che una volta avevo quasi paura di offenderti se dicevo che eri lesbica?
K Bei tempi, quando ti preoccupavi per me! Trovo che la questione del tempo sia sempre affascinante, anche nel caso delle lesbiche: quando questa esperienza irrompe nella vita di una donna è come se le lancette del tempo tornassero indietro, a una nuova adolescenza, per poi rimettersi a correre, quasi a dover recuperare il tempo perso.
C E’ per questo che avete quest’arietta da eterne ragazze?
K In effetti ci sono dei vantaggi!
K Già: ma che parola è questa, che quasi non si può usare? Proviamo a essere un po’ scientifiche, su questa cosa delle lesbiche.
C Come vuoi: ti ricordo però che sei già al terzo anno, e questa fase avresti dovuto lasciarla da un po’.
K Se vuoi puoi farmi un test! Credo che sia solo un lieve ritardo …
C Te lo concedo solo perché sei lesbica. Volevo dire: solo perché sei medico. Insomma, capisco che non sia facile per te!
K Sai da dove viene questa parola, almeno?
C Lesbica? Ti prego, Katia, non fare così!
K La parola “lesbica” deriva dall’isola di Lesbo, situata nell’Egeo nord-orientale, e famosa per essere stata la terra natia della poetessa Saffo; terza per grandezza tra le isole dell’arcipelago greco, ospita circa novantamila abitanti …
C Ho studiato geografia al liceo, e letto Saffo: possiamo andare avanti?
K Ora facciamo sul serio.
C ?
K Sulla parola “lesbica”, intendo.
C Un tantino identitaria ed essenzialista, se posso permettermi…
K E’ come un binario, che parte dal sesso.
C Anche questa la so! La questione Eterosessualità/Omosessualità procede da un dato biologico, si nasce maschio o femmina. Poi c’è la costruzione sociale del genere, che è culturale, performativa, fondata sulla ripetizione di comportamenti attesi: l’uomo e la donna come tradizionalmente intesi, e cioè eterosessuali.
K Vedo che abbiamo cominciato a studiare la Butler, la trovi ostica?
C Ti ricordo che sei sempre al terzo anno!
K Hai ragione, scusa!
C Comunque, la questione è che, grazie anche al fatto che con te non si può più parlar d’altro, abbiamo assodato che l’omosessualità è solo un’altra variante del comportamento umano. In fondo non c’è niente di difficile da capire.
K Un tantino essenzialista, e identitario, se mi permetti.
C A me lo dici? Siete voi che volete essere chiamate lesbiche! Non siamo mica noi etero ad aver inventato il Gay Pride!
K OK, ma ora proviamo ad andare più indietro, più su del genere.
C Come, più su del genere? Ci sono la biologia e i geni, e su quelli credo proprio che noi abbiamo poco da dire.
K Adesso chi è l’essenzialista?
C Cosa vuoi dire? Il dato biologico mica si può cambiare!
K Cosa mi dici degli intersessuati?
C Sei anche tu una fan di Lady Gaga?
K Non mi piace la sua musica, ma la questione dell’ambiguità sessuale ha delle enormi implicazioni teoriche.
C Dai Ka, stiamo parlando di una percentuale ridicola del genere umano!
K Stando a studi neanche troppo recenti, la percentuale non è così irrilevante: una persona su cento nasce con un corpo differente da quello del maschio e della femmina come descritti nei libri di anatomia umana “normale”. Ti sembra poco? Il numero delle persone cui verrebbe “normalizzata” l’apparenza genitale attraverso la chirurgia nel corso della vita, sarebbe di circa uno su mille.
C Interessante, ma dove vorresti arrivare con questo? Ti ricordi, vero, che ci hanno chiesto di parlare solo di lesbiche? Dove ci porta tutto questo?
K Ci porta, per esempio, a dire che non solo il genere, ma anche il sesso – cioè quello che consideriamo il nocciolo su cui si struttura l’identità di una persona, sembra costruito socialmente, performativo e basato sulla ripetizione.
C Come il genere …
K Esatto. Non dico quantitativamente, ma se anche riguardasse una sola persona al mondo (e non è così), metterebbe in crisi tutto l’impianto teorico che parte dalle categorie di maschio e femmina, passa per quelle di uomo e donna e arriva a definire le persone come eterosessuali, omosessuali o lesbiche.
C Proprio ora che l’avevamo capita bene. Mi sembra che lo fate apposta per complicare la vita a noi terapeuti sistemici e progressisti!
K Ma non è von Foester che afferma che lavoriamo per allargare le possibilità?
C Dici che dovremmo allargare le possibilità fino a scardinare il senso stesso del binarismo sessuale? A chi servirebbe?
K Magari a «chi sa che cosa significa vivere all’interno del mondo sociale in un ruolo impossibile, illeggibile, irrealizzabile, irreale e illegittimo»[1], e questa è la Butler, cara! Alle persone strane, queer, gente che magari verrà in terapia da te, insieme a tanti altri che potrebbero anche pensarsi al di fuori della normatività del genere.
C Sistemi bloccati, persone che vivono una grande sofferenza, e che spesso bussano alla porta dello psicologo per chiedere chi, o cosa sono …
K Con l’idea perfetta dei ruoli sociali costruiti sul gender …
C Aspetta, aspetta, tu dici che ripensare il genere e il sesso, fin dai suoi fondamenti essenzialisti o biologici, sfiderebbe in modo più radicale le nostre premesse epistemologiche, aumentando per tutti le alternative di scelta? Ma allora dovremmo eliminare tutte queste parole, maschio/femmina, uomo/ donna! Ammettiamo pure che sia possibile, che fine farebbe quella parolina che ti piace tanto, e di cui ci hanno gentilmente invitate a parlare oggi?
K La parola “lesbica”, dici?
C Cacofonica, difficile, ma evocativa e densa di significati: va a finire che mi ci sono pure affezionata!!! E tu vorresti sostituirla con tanti asterischi, come fanno i sostenitori delle teorie queer che ti piacciono tanto? Ci hai pensato bene?
K Ti racconto una storia, e poi ce ne andiamo. Nel 2008, un certo signor Dimitris, nato sull’isola di Lesbo, ha intentato una causa civile contro un’associazione gay-lesbica greca colpevole, secondo lui, di essersi appropriata di questa parola che invece, “di diritto”, spetterebbe ai soli abitanti dell’isola. Ha perfino sostenuto che fosse offensivo che sua sorella, viaggiando per il mondo, venisse chiamata lesbica, pur essendo etero!
C Il colmo dei colmi, in effetti! Una lesbica che fa la etero è quasi peggio del cretese mentitore! Ma che avranno questi greci, coi paradossi???
K Che ne so!
C Dimmi chi ha vinto, alla fine.
K Il tribunale di Atene ha dato ragione alle lesbiche, quelle di Saffo, o dell’associazione gay-lesbica, se preferisci.
C Meno male! Ci mancava che, oltre che cacofonica e difficile, diventasse pure illegale! E chi ti sopportava più?
K Anche se non illegale, è sempre una parola difficile da usare per chi deve assumerla in prima persona, e questo come terapeute dovremmo sempre tenerlo presente. Come non ci possiamo dimenticare che la usiamo tra virgolette e non in un senso essenzialista, identitario o normativo… il fatto che sia una parola utile non ci libera dalla necessità di pensarla in modo più complesso, e di tenere presente tutte queste cose. Mica saremo sistemiche per niente! A proposito di cose complicate, non mi hai detto cosa hai risposto a quella tua cliente che voleva sapere se era lesbica …
C Ho cercato di spiegarle che io sono esperta solo del mie sentire, e che forse le nostre conversazioni, in terapia, l’avrebbero aiutata a trovare la sua risposta.
K Coi nostri studi ricerchiamo la bellezza, e non il sapere …
C Vedo che studi Bateson, brava! Senti, mi hai stancata e mi hai pure confuso un po’ le idee! E, sopratutto, dopo tutto questo bel discorso oltre il binarismo di genere, potrò continuare a fare la femmina come al solito?
K Mi farebbe molto piacere!
C E questa parola, continuiamo a usarla?
K Sì, dai… è quasi nuova!
C Posso chiamarti ancora “lesbica”?
K Anche senza virgolette, se vuoi!
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
ARGENTIERI, S., “A qualcuno piace uguale”, Ed. Einaudi, 2010BATESON, G, “Steps to an Ecology of Mind” Ed. Paladin Books, 1973
(Tr. it: “Verso un’ecologia della Mente”, Adelphi, 1977)
BOSCOLO, L, BERTRANDO, P. ,“I tempi del tempo”, Ed. Bollati Boringhieri, 1993
BUTLER, J., “Gender Trouble: Feminism and the Subversion of Identity”, 1990
(Tr. it :“Scambi di genere”, Sansoni 2004)
CECCHIN, G, APOLLONI, T, “Idee perfette, Hybris delle prigioni della mente”, Ed. Franco Angeli, 2004
DE LAURETIS, T , “The Practice of Love: Lesbian Sexuality and Perverse Desire Bloomington”, Indiana University Press, 1994 (Tr. it: “Pratica d’amore: Percorsi del desiderio perverso”, Ed. La Tartaruga, 1997)
FAUSTO-STERLING, A., “The Five Sexes, Revisited”, Sciences 40, 2000
FOESTER V, H, “Sistemi che osservano”, Astrolabio, 1987
LINGIARDI, V., “Citizen gay”, Ed. Il Saggiatore, 2007
PRECIADO, B., “Manifesto contra-sessuale”, Ed. Il dito e la luna, 2002
Un pensiero su “GENERE: CHE COSA É UNA LESBICA?”
Bello, no giusto, sentir dialogare di lesbiche tra donne. Sarà un metalogo, tutto finirà li nella forma che prende, ma se il dialogo fosse stato con un uomo? Quel che ne sarebbe emerso poteva essere altrettanto libero? Per intendermi: magari non sarebbero cambiate le parole, i contenuti o qual si voglia scambio, ma l’essere compresi nella conferma trasforma una dichiarazione-confessione d’essere diversi nell’essere liberi, essere uguali per potersi credere: donna-donna, perché lesbica e donna due volte.
Oggi ha nevicato. E’ sempre acqua, ma negli occhi di chi si è svegliato nel candore di questo paesaggio quell’acqua in cristalli ha ridato vecchi pensieri e nuove emozioni, sperate.
Così, donne e uomini per nulla diversi nella molteplicità dei loro cristalli, chiamano a vecchi pensieri e nuove emozioni.
Lesbica è un argomento che sembra non suscitare come omosessuale, o trova maggiore la sola curiosità immaginativa che i corpi possono sollecitare nelle pratiche sessuali lontane dall’eterofilia*. E i maschi sono abituati a non chiedere permesso prima di scostare il paravento dell’intimità, sentendone subito offesa dall’omosessualità. Ecco il sentimento che stride, che alimenta e amplifica l’astio maschile per l’omosessualità.
Non è però questo che sospende nell’attesa la conoscenza dell’essere femminile per chi si sente o crede di essere maschio, ma è il riconoscere l’esclusività femminile dell’essere donna che non consente al maschio di conoscere, distante dal vissuto di quel binario che parallelo corre al loro fianco nella stessa direzione con cui insieme creano rotaie (la locomotiva del pensiero illuminato, il lume della scienza, maschile appunto, che stupidata!). Lesbica, donna due volte; che distanza siderale.
Maschio e femmina possono non incontrarsi mai, ma entrambi devono essere e riconoscersi nelle loro esperienze per formare e trarsi utili all’eterogeneità della specie umana, quella che sappiamo si caratterizza per molteplicità di forme, colori o pensieri. Anzi, se proprio ci penso non credo possa bastare la frequenza a chiudere in un così e basta, in cui l’umanità civile si riconosce solo perché accidentalmente favorita nelle variabili infinite di un incontro, in cui maschio e femmina possano convergere a generare quel pensiero monolitico in cui il desiderio è solo per l’altro diverso da sé. Magari basta una piccola differenza nascosta nel medesimo genere, una minima nota di un’aria diversa adatta alla neve, che guida a scoprire e conoscere un cristallo d’acqua molto simile a noi per armonizzare compiutamente la strofa della nostra vita, libera.
Si, siamo binari, ma nei racconti ci scambiamo.
* eterofilia, un termine ambiguo che non esiste, che suona bene nel rappresentare la scelta di indirizzo eterosessuale, ma che se si estendesse al significato letterale di amore per il diverso forse darebbe ragione a chi non vive lo scandalo della scelta diversa.
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